La lavorazione del vetro
Vetro artistico soffiato e lavorazione a lume
Il vetro di Murano è uno dei più preziosi vetri che vengono realizzati in Italia; tutti i nostri articoli sono realizzati secondo le tradizionali tecniche, ideate e sviluppate nel corso dei dieci secoli di storia dall’arte vetraria muranese.
Mille anni a far data dal 982 d.c. anno della stesura del manoscritto più antico relativo all’ attività vetraria veneziana , conservato all’Archivio di Stato di Venezia.
All’interno della nostra fornace le opere vengono realizzate con diverse tipologie di lavorazione del vetro.
VETRO SOFFIATO
La soffiatura è “a bocca” e le varie applicazioni (bordi, fili colorati,fiori, decorazioni varie) sono a caldo, cioè eseguite durante la lavorazione dell’oggetto.
La modellazione avviene con “canna da soffio”, ”borselle” (specie di pinze) e “tagianti”(forbici) rimaste quasi immutate per foggia ed utilizzo nei secoli.
Unica concessione tecnologica è l’uso dell’acciaio.
Anche la foglia d’oro zecchino o d’argento vengono inserite a caldo.
Possono essere incamiciate, cioè ricoperte con vetro fuso ed avere così un effetto sommerso, valido soprattutto per l’argento così non si ossida.
Usiamo spesso nelle nostre realizzazioni la tecnica del “Balloton” e del “Rigadin”. Col primo si crea sulla superficie dell’oggetto un effetto di rilievo incrociato, come una rete. Col secondo, sempre sulla superficie, si ottengono delle costolature che possono essere diritte oppure girate a spirale “Rigadin ritorto”.
Sono tecniche che provocano particolari rifrazioni della luce adatte alla realizzazione di pendenti per lampadari.
Siamo particolarmente versati nella lavorazione della “Filigrana”, del “Vetro Murrino” e “Vetro a canne”,
La complessa lavorazione dei soffiati a “Filigrana” prevede l’utilizzo di bacchette in vetro con all’interno dei fili colorati diritti o variamente intrecciati.
Particolare filigrana è lo “zanfirico” dal nome dell’antiquario veneziano Antonio Sanquirico che nel XIX secolo commissionò copie di vetri antichi eseguiti con queste bacchette con fili interni variamente intrecciati a spirale.
Dopo aver prodotto (in gergo “tirar canna”) queste particolare bacchette di vetro, si mettono le une vicine alle altre su una piastra refrattaria detta “piera”(pietra). Vengono poi riscaldate al fuoco della fornace fino a che si uniscono. Ottenuta la fusione, le bacchette vengono raccolte con una canna da soffio per procedere poi alla modellazione dei vari oggetti (bicchieri, vasi, coppe etc.).
Particolarissimo infine, per veri amatori, il “Redexèlo” dove due “piere” di canne con filo bianco interno vengono girate in senso inverso, incrociate e unite a caldo durante la lavorazione. Vista la estrema laboriosità della tecnica viene eseguita solo su particolare richiesta.
Il procedimento lavorativo è simile nel “Vetro Murrino” e nel “Vetro a canne”.
La differenza consiste che nel “Vetro Murrino” la “piera” è costituita da pezzetti di vetro disposti come le tessere di un mosaico e poi uniti a caldo come le bacchette della filigrana.
Questi tasselli possono essere di varie forme e colori modellati ad hoc, che una volta saldati creano particolari motivi sul pezzo finito. Il vetro murrino “Millefiori” è ottenuto unendo sezioni di canne vitree con motivi centrali policromi.
Nel “Vetro a canne” le tessere sono sostituite da pezzi di bacchette oppure fettuccie vitree colorate che, sempre accostate tra di loro, possono dar vita a suggestive combinazioni cromatiche.
Questi ultimi due tipi di lavorazione sono più vicini alla sensibilità e gusto moderno, dando la possibilità di creare oggetti per la decorazione della casa dai più svariati effetti coloristici.
VETRO A LUME
L’arte del “Supialume” affonda le sue radici nel XVI secolo.
Ora l’antica lucerna ad olio è sostituita dal cannello a gas ed ossigeno, ma anche in questo caso i gesti sono rimasti gli stessi.
Utilizziamo questa lavorazione per creare perle per gioielli in vetro di murano unici. Inoltre realizziamo fiori vitrei multicolori da utilizzare nel campo delle bomboniere, regalistica, e non da ultimo nella composizione per lampadari ed arredamento.
I "GOTI DE FORNASE"
I particolari effetti cromatici di questi bicchieri si ottengono con una colorazione a caldo praticata a Murano dagli anni Trenta.
Il procedimento è il seguente. Sul “bronzìn”, lastra di metallo perfettamente liscia così chiamata perché anticamente in bronzo, vengono disposte delle scaglie di vetro nelle varie colorazioni.
Il “maestro” od il suo aiutante “servente” prende dal forno “leva” con una canna da soffio la quantità di vetro che serve per soffiare il bicchiere. Con questo vetro si raccolgono le schegge di vetro sul “bronzìn” che si fondono e si attaccano alla superficie calda.
Il movimento del passare la mass vetrosa sul bronzino viene detto “marmorizzàr” ricordo di quando al posto del “bronzìn” si usava una lastra di marmo.
Variando il diametro ed i colori delle schegge di vetro si ottengono svariati motivi decorativi, spesso dilatandosi assumono l’aspetto di macchie di colore e questa tecnica viene detta in gergo “a macie”.
Il tutto viene arricchito dalla presenza di “murrine millefiori” anche queste aggiunte a caldo.
Dopo l’apertura della bocca del bicchiere il maestro colpisce con la testa della “borsella” le pareti calde del bicchiere creando degli incavi “pàche” che movimentano la linea del “goto” come viene il bicchiere in fornace.
Con queste tecniche sapientemente usate dal maestro ogni pezzo diventa unico per forma e varietà di colori.